Per quanti, come me, seguono la serie televisiva "Lost" in lingua originale, l'adrenalina comincia a cedere il passo a un certo tedio. Diciamolo: sull'isola misteriosa, si sta "perdendo" anche la pazienza degli spettatori più affezionati. "Lost" è senz'altro una delle serie più avvincenti degli ultimi anni, ma dopo due stagioni e sei puntate della terza, i nodi - temo - stanno iniziando a venire al pettine.
Tranquilli. Non ho intenzione di fare spoiler.
Ho appena visto l'ultima (per ora) puntata andata in onda negli Stati Uniti. La sesta, per l'appunto, della terza stagione. La serie è tutt'ora in fase di produzione e i fans dovranno attendere il mese di Febbraio per conoscere gli ulteriori sviluppi. Naturalmente, il racconto si è interrotto come sempre nel modo più traumatico e incerto possibile. Divertente, d'accordo. Ma... per quanto ancora?
Due stagioni di misteri hanno aggiunto una quantità spropositata di carne al fuoco fornendo pochissime risposte ai tanti enigmi. Lost, in fondo, è un grande crogiolo pulp in cui possiamo trovare tutti i generi della narrativa popolare. La soap-opera, il mistery, il poliziesco, la fantascienza, l'horror. Dai tempi del celebrato X-Files non si assisteva a un caso televisivo di tale portata mediatica. La recente notizia che J. J. Abrams, ideatore della serie, lascerà la Abc per migrare in altri lidi, ha gettato nel panico gli appassionati con l'eventualità spauracchio che la serie possa essere troncata senza avere la dovuta conclusione.
Balle, a mio parere. Troppi gli interessi commerciali che ungono gli ingranaggi dello show. Il reale pericolo è che il finale sia sciatto e deludente. Possibilità, questa, che è comunque esisista fin dall'inizio. Secondo le indiscrezioni fatte circolare dalla produzione, Lost dovrebbe consistere in quattro stagioni e... (orribile idea!) in una pellicola cinematografica che ne rappresenterebbe l'epilogo.
Ma è davvero necessario? Adesso che so che cosa c'era nella botola, chi è sopravvissuto, chi è morto (almeno fin'ora), ora che ho visto Lostzilla (il mostro) in azione, che m'hanno mostrato che cosa è successo alla giovane mamma rapita, eccetera, gradirei vedere che il racconto inizia a fluire verso delle risposte convincenti. Invece il mistero e il gioco di fatalità si infittiscono, allontanando la conclusione e anche le speranze di uno sviluppo soddisfacente.
Intendiamoci: lo spettacolo a base di suspence e di colpi di scena è ancora a un discreto livello, ma la ricetta inizia a sapere di stantio e rischia di passare presto alla successiva fase della stucchevolezza.
Ricordo con apprensione una battuta di Beniamino Placido su "La Repubblica" quando andò in onda per la prima volta "I segreti di Twin Peaks" di David Lynch.
«Per tante puntate mi sono chiesto chi avesse ucciso Laura Palmer... Arrivato a metà della serie ho trovato la risposta: Non me ne frega niente!»
E sarebbe un peccato se la storia si ripetesse.
Buona visione a tutti.
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