Ogni giorno ci tocca sentire sciocchezze inaudite, insulti e discorsi ai limiti del delirio. A qualcuno la sola idea dell’omosessualità fa questo effetto. Come un potente allucinogeno, allontana l’individuo dalla realtà e ne offusca la capacità di giudizio. Sarà la paura, forse, o l’ignoranza, o la narcisistica convinzione di appartenere all'unico modello di vita plausibile. La conseguenza è comunque la cecità, e la lingua produce affermazioni che sconfinano nel ridicolo. Nessuno si sorprende, dunque, se, una volta concluso il Gay Pride la scorsa settimana, le dichiarazioni demenziali hanno ripreso a fioccare. Nella fattispecie, parliamo di una dichiarazione del vescovo di Imola, il quale – tra le altre cose – afferma: “Al gay pride hanno partecipato certamente dei giovani, ma non erano il futuro dell’Italia, perché non avevano bambini. Hanno occupato la piazza oggi, ma non l’occuperanno domani, perché non avranno un domani.”
Torna, quindi, il concetto (da alcuni ritenuto a torto vincente) che l’omosessuale non è pari all’etero in quanto non può riprodursi.
E’ quantomeno curioso notare che l’argomento esce dalla bocca di un portavoce della chiesa cattolica, che come ben sappiamo impone ai suoi ministri l’astinenza, e di conseguenza l’impossibilità a riprodursi.
Quello che al vescovo di Imola sfugge, è che l’omosessualità è sempre esistita, fin da quando il mondo gira. A voler scegliere un’epoca (ma potremmo anche andare più indietro), i gay camminavano sotto il sole già al tempo dell’antica Grecia. A dispetto di tutto e di una storia travagliata (comprese le persecuzioni dell’Inquisizione e del nazifascismo), gli omosessuali continuano a esistere. Il successo del recente Gay Pride non sembra indicare affatto che rispetto ai tempi di Socrate ci siano apprezzabili sintomi di estinzione.
Inoltre (e la cosa fa un po’ ridere) non possiamo fare a meno di ricordare il costante lamento degli ambienti ecclesiastici per la feroce crisi delle vocazioni religiose negli ultimi decenni, dato confermato dalle più recenti statistiche. In molte omelie, la frase sconsolata che si ascolta è sempre la stessa: “Noi sacerdoti siamo pochi... Sempre meno...”. Sottointeso (ma neanche tanto) il messaggio: Correte a farvi preti, o presto non ne troverete più.
Non è un augurio, non è una minaccia. E’ solo una riflessione, caro Monsignore.
Per essere creature senza domani, che non si riproducono, sembra che ce la caviamo meglio di voi.
E per questo aggiungo... grazie a Dio.
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