Esistono personaggi che, se ricordati oggi e confrontati al nostro presente, ti costringono duramente alla consapevolezza della tua mortalità. Non si tratta sempre di personaggi o di espressioni artistiche veramente datate, ma semplicemente di nicchia. Forme di bellezza che – ahimé – non hanno resistito all’esame del tempo, e al di là dei loro meriti storici e culturali sono rimasti sepolti sotto uno spesso velo di polvere, dimenticati e ignoti ai più giovani. L’ho compreso in questi giorni, provando a chiedere a conoscenti con qualche anno meno di me se ricordavano Milly e almeno una delle sue canzoni. Come previsto, la risposta è stata del tutto negativa.
Non c’è da stupirsi più di tanto. La sua vicenda artistica è quanto di più lontano possa esserci dalle personalità canore che oggi dominano la ribalta. Milly, attrice e cantante che negli anni venti del secolo scorso inaugurò una lunga carriera fatta soprattutto di musica, intense interpretazioni e raccolta appassionata di canzoni storiche. Frammenti del costume e dei sentimenti di epoche che stavano tramontando, ma che lasciavano un segno con sonorità e versi indimenticabili. Una voce e una grinta meravigliose, un carisma teatrale oggi rarissimo. Milly, che in realtà si chiamava Carla Mignone, iniziò la sua carriera insieme ai fratelli formando un popolare trio attivo negli spettacoli di rivista. Ma il suo destino l’avrebbe condotta altrove, a collaborare con il regista Giorgio Strehler e a diventare una delle più indimenticabili interpreti dell’Opera da Tre Soldi di Bertolt Brecht. Le canzoni del repertorio di Milly non avevano niente a che spartire con i motivi popolari che hanno sempre dominato la scena musicale italiana. Da Kurt Weill e Brecht (“Surabaja Johnny") a dimenticati canti della Grande Guerra (“Bambola”), da echi di cabaret (“L’uomo è fumator”) a classici senza tempo come la celeberrima “Come pioveva”, e a mitici monologhi musicali (“Scarpe nuove”, “Tre lettere”). Milly cantò anche brani di Fabrizio De André (famosa la sua cover de “La guerra di Piero”) e ne anticipò, per certi versi, lo stile canoro e il caratteristico distacco - a volte spietato - del cantastorie. Morta nel 1980, il suo repertorio fatto di storia, costume, pezzi rari ed echi d’amore di inizio secolo (“Chi siete?”), al tempo dei videoclip e di una televisione sempre più spazzatura, era normale che cadesse nel dimenticatoio. Per questo ringrazio l’utente di Youtube che ha voluto recuperare molti video e brani (complice un’ormai vecchia trasmissione di Paolo Limiti) per metterli in condivisione.
Oggi, riascoltando la voce particolare di Milly, sono più consapevole della mia età e del tempo che mi resta. Ma anche di aver avuto il privilegio di poter ascoltare un’artista per cui il passato era importante, e ammirare un modo di fare televisione oggi scomparso dietro i perizoma delle veline e le volgarità dei reality show.
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