giovedì, giugno 03, 2010

Quel Genio di Ralf Konig

Una vecchia teiera senza alcun valore viene inspiegabilmente affidata alla carovana dell'ebreo Isaac affinché la porti in dono a Carlo Magno insieme ai molti altri preziosi regali inviati dal califfo Harun al-Rashid all'imperatore carolingio. Giunto ad Aquisgrana, l'oggetto, ritenuto inutile e brutto, giace per secoli in un magazzino. Questo finché, nel XXI secolo, una mano ignara lo sfiora, liberando un antico sortilegio...

Le Mille e Una Notte, il cinema e tanti racconti di fantasia, ci hanno insegnato che il compito dei Geni in bottiglia (o lampada o teiera) è quello di esaudire ogni desiderio del loro padrone.  Il genio uscito dalla mente dissacrante di Ralf Konig non sfugge a questa regola, ma viene orientato dal suo irriverente autore in una direzione particolarmente concreta. Anzi, carnale, in cui il “tutto quello che desideri” va sussurrato e ha luogo in camera da letto. Il Genio della teiera è dunque l'incarnazione dell'ars amandi più antica e sublime, dispensata senza discriminazioni a donne e uomini, perché trovino nei piaceri della carne la suprema gioia cui la maggior parte dei mortali anela senza speranza. All'origine di tutto c'è la vendetta di un venditore di scarpe sodomita e la magia del suo amante Ifrit, un gigantesco Djinn in grado di compiere prodigi a suon di rutti...

Ralf Konig è un genio a sua volta.
L’ennesima prova la si può trovare proprio in questa saga che ha inizio nel volume Genio per Amore e si concluderà nel secondo tomo, intitolato Vita da Genio, entrambi pubblicati dalla Kappa Edizioni. Sin dalle prime tavole il lettore è rapito da una narrazione a scatole cinesi palesemente ammiccante alla struttura a incastro delle Mille e Una Notte. Ogni piccolo segmento fa da prologo a una trama successiva, mentre l'espediente del flashback elargisce sorprese  a profusione. Artista gay noto per saper ritrarre con arguzia i vizi e le virtù del mondo omosessuale così come le ipocrisie dell'ambiente etero, Konig ci presenta il suo personale Genio della lampada (Pardon! Teiera.) infondendogli un valore di contrappasso.  Il Genio, esperto conoscitore di ogni posizione del Kamasutra, in realtà era un tempo il bieco mullah Mufti Abdullah Abba Schachmatt (in italiano diventa Scak Homat). Secondo il principio oscurantista per cui “La vita è dura e crudele, quindi ogni giubilo è abominio”, il rigido mullah vive come un irriducibile sostenitore del burqa, della lapidazione e della totale sottomissione della donna, stringendo il proprio territorio in una morsa di austero terrore. L'incontro con un commerciante omosessuale e il suo magico compagno di vita daranno al suo destino una direzione affatto diversa. Trasformato nel corpo e nello spirito, diverrà l'amante perfetto. Un Adone ultraterreno ansioso di elargire conforto e lussuria a uomini e donne. A distanza di circa tredici secoli, l'antica teiera giunge nelle mani di Dörte, la coinquilina di Manfred, omone gay che sta vivendo una sgangherata relazione con un giovane feticista dedito a pratiche sadomaso. Dörte, dal canto suo, fatica a chiudere con un fatuo uomo d'affari sposato che la umilia in mille modi. Sembra proprio un lavoro per il Genio dell'Amore. Peccato che l'antico incantesimo, dopo tanti secoli, stia per giungere a termine. Il Genio muta aspetto e attitudini senza preavviso, e lo spietato, brutto mullah Mufti si prepara a tornare nella sua forma originaria, furente e pieno di rancore...

 Ralf Konig prende alla lettera la classica battuta con la quale si invita qualcuno a fare più sesso quando ci appare troppo acido e bacchettone. La miscela con il suo umorismo esplosivo, la corregge con la frizzante descrizione del mondo gay tedesco, e versa al lettore un cocktail effervescente che a ogni pagina schiuma situazioni irresistibili, allegro erotismo e dialoghi taglienti. Una commedia fantastica dai sottotesti sociali come sempre molto seri. Sono rari i fumetti in cui personaggi omosessuali e eterosessuali convivono in modo così
credibile e tridimensionale. La presenza del Genio e del suo alter ego mullah, diventa nel fumetto di Konig metafora di un bisogno d'amore universale, che si rifiuta di rimanere imbrigliato dalle convenzioni. Semplicemente esiste, e trova giustificazione nella presenza dell’essere umano. Ci sarà sempre, a dispetto del tempo, dei mutamenti sociali e delle apparenti differenze. Perché l'amore è magia, l'unico vero motore della vita umana, e non conoscerlo rende tristi, ignoranti e malvagi.
L'amore geniale di Ralf Konig è una forza dionisiaca che pervade tutto. La sua coincidenza o meno con la sessualità non è rilevante, giacché dona comunque immensa gioia e importanti attimi di comunione tra esseri viventi. Se giubilo, per qualcuno, è abominio, l'austerità estrema confina con il rifiuto della conoscenza, della comprensione del prossimo e in definitiva della vita stessa. La vera conseguenza sarebbe dunque un'arrogante isolamento, fiero dello spreco dell’esistenza propria e degli altri.
Scopriremo solo nel secondo volume quali ulteriori sviluppi aspettano il Genio dell'alcova e il suo nefasto io originale. Intanto, il primo tomo ci regala la consueta galleria di personaggi umanissimi targati Konig, qui tuffati nell'aroma insinuante delle notti d'oriente, sempre vibranti e ansiosi di divertire.
Naturalmente, il Genio, quello vero, di nome Ralf, piuttosto che in una teiera di rame dimora tra le pagine di un libro. E ancora una volta è sufficiente sfogliarlo per farlo emergere e lasciare che ci rubi il cuore.

Questa recensione è stata pubblicata anche su Fumettidicarta.

 

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