Raccontare altro a proposito di Monster sarebbe un delitto. L'opera di Naoki Urasawa, sicuramente uno dei mangaka più duttili e geniali emersi nell'ultimo decennio, è talmente densa di avvenimenti, ricca di spunti, personaggi e colpi di scena, che parlarne, anche solo per recensirla, rischia di guastare la lettura a chi si accosta per la prima volta a questo splendido fumetto. Dopo un intervallo durato qualche anno, la Planet Manga ripropone la serie in un'edizione deluxe in nove volumi di grande foliazione (l'edizione precedente contava diciotto albetti), e con alcune pagine a colori. Un'occasione da non lasciarsi sfuggire per regalarsi una lettura appassionante e varia che nell'avvincente cornice del thriller incastona numerose sottotrame, intensi racconti autoconclusivi, citazioni della cultura pulp, e sviluppa un'epopea del brivido dai ritmi avventurosi impeccabili.
La vera ricchezza di Monster consiste nella capacità di parlare più linguaggi, rivolgendosi a un pubblico vasto ed eterogeneo. C'è il racconto del mistero, intreccio di suspance e spavento a fare da mirabile collante. C'è il sottotesto sociale, l'introspezione e persino un po' di ripasso della storia recente. Ma non finisce qui, perché Monster è anche un feuilleton di ampissimo respiro, capace di ammiccare a molte icone pop dell'immaginario moderno, presentandole in un gioco di scatole cinesi che alla fine dell'epopea si chiuderà in una scultura perfetta da ammirare in blocco. Numerose e raffinate le citazioni, alcune talmente rivisitate da risultare fresche e geniali. Lo stesso dottor Tenma, veicolo umano della vicenda più che protagonista assoluto, si presenta come la sintesi felice di almeno due personaggi molto noti della televisione degli anni sessanta. La struttura del racconto gioca dichiaratamente con i ritmi della letteratura popolare, aprendo e intrecciando spunti narrativi in apparenza distanti tra loro, tributando parecchio al cinema di Hitchcock e al media fumetto, modellando – tra i tanti – anche la caratterizzazione di un personaggio indimenticabile, straordinaria rilettura di una delle icone supereroistiche più note e amate. Davanti a un cocktail così variegato e audace, oggi, sarebbe facile pensare agli esperimenti cinematografici di Quentin Tarantino, con i suoi pastiche di generi più o meno riusciti. Ma il manga di Naoki Urasawa è qualcosa di molto diverso. Un racconto dai toni epici, tremendamente serio, dal quale è bandito ogni possibile spunto grottesco per lasciare spazio a un crescente senso di orrore psicologico.
Monster è un grande gioco ordito da Urasawa per intrattenere, sconvolgere e fornire spunti di speculazione che potrebbero farebbero felici gli orfani della serie televisiva Lost. Una corsa frenetica in un labirinto narrativo lungo il filo rosso di un'intelligenza diabolica, dove niente e nessuno è ciò che sembra. Il Monster del titolo non si riferisce soltanto al personaggio centrale della vicenda. Mostro, scopriamo poco per volta, è l'essere umano nella sua essenza primordiale, destino dal quale nessuno sembra potersi salvare. Ognuno ha un ruolo, a suo modo crudele, destinato a far parte di un ingranaggio che porterà l'inferno sulla terra. Ma l'inferno, diceva Jean-Paul Sartre, sono gli altri, e Monster - pur con sviluppi del tutto differenti - illustra un'umanità dove nessuno è del tutto innocente, ed è la realtà collettiva a produrre il mostro peggiore di tutti. Sua espressione, simbolo e messia. Qualcuno capace di dare compimento alla naturale malvagità umana, e spingerla fino al nichilismo, provocando un cortocircuito storico da cui saranno in tanti a uscire spezzati. L'eroismo, allora, consisterà – forse – nel riuscire a fermarsi, a dire di no e a fare un passo indietro. E non è detto che, a quel punto, non sia già troppo tardi.
A dispetto della cupezza di fondo, però, Monster è un fumetto tutt'altro che deprimente. L'orrore e il dramma, sempre presenti durante il racconto, riescono nelle mani di Urasawa a diventare potenti stimolatori di emozioni positive. Addirittura creative. E' inevitabile, per il lettore, sforzarsi di anticipare gli sviluppi, la conclusione di una vicenda così intricata e misteriosa. Difficile è invece immaginare le soluzioni portate effettivamente in scena da Urasawa, il quale riesce a colpire duramente allo stomaco in più occasioni. Spesso con tavole di rara potenza espressiva.
Un cadavere dopo l’altro, un mistero dopo l’altro, Monster appassiona, raggela e riesce persino a commuovere. Ma commuove il cervello. Ed è quanto di più raro oggi si possa trovare in un fumetto.
Questa recensione è stata pubblicata anche su Fumettidicarta.
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