domenica, marzo 11, 2012

The Goon di Eric Powell



Zombi, stregoneria, licantropi, scienziati pazzi, pulp e... testosterone.

Ma anche... alieni, folletti, troll, ragni giganti, pop e... ancora testosterone.


Esistono fumetti che più americani non si può, tanto sono debitori alla cultura, ai trend e a specifiche fonti statunitensi. E’ il caso di The Goon, di Eric Powell, che la Panini Comics ripropone in questi giorni facendo uscire contemporaneamente i primi tre volumi della versione colorata della serie targata Dark Horse (“Il Giorno dell'Avvoltoio”“La mia infanzia criminale”, “Cumuli di macerie”) già apparsa anni fa in Italia per l’etichetta Magic Press. 
Un fumetto già molto popolare in patria, del quale (dopo un cortometraggio diffuso con la funzione di traino) si sta producendo un film di animazione che conterrà tutti gli ingredienti presenti nelle tavole disegnate. Ne abbiamo elencato qualcuno all’inizio della nostra riflessione: zombi, magia... e tipacci. Perché nonostante le apparenze, The Goon non è un fumetto sull’ennesima invasione dei morti viventi, non ha niente a che vedere con The Walking Dead e neppure con Hellboy (con cui condivide l’appartenenza alla scuderia Dark Horse), nonostante l’apparizione veloce di quest’ultimo in uno dei volumi. No, The Goon è un fumetto fuori di brocca, dove semplicemente va dentro tutto quello che di pulp, di sardonico e spettacolare la cultura americana abbia raccontato o sognato. E’ un fumetto che si rivolge a un pubblico maggiorenne, ma non necessariamente maturo. Non propone una scrittura particolarmente elaborata, e la sua struttura semplice, articolata in episodi per lo più autoconclusivi, lo rende affine (nella forma se non nella sostanza) ad altri universi immaginari come quello disneyano. Un mondo dove la magia esiste e non ha timore di manifestarsi, dove non morti, lupi mannari e vampiri sono all’ordine del giorno, e dove la criminalità organizzata s’intreccia con le farragini di un universo fantastico variegato, ironico e non necessariamente definito. Libero da vincoli e insofferente a qualunque impegno che non sia quello di suscitare divertimento.




The Goon (parola slang che equivale al nostro “sgherro” o “gorilla”) è l’inarrestabile tirapiedi di un invisibile boss della malavita in una cittadina che brulica letteralmente di creature fantastiche. Goon, che ha preso segretamente il posto del suo capo seguitando a simulare di esserne un sottoposto, è un personaggio a due dimensioni che avrebbe potuto esistere già in un cartoon degli anni sessanta. Antieroe apparentemente indistruttibile, Goon è di fatto la nemesi umana (o antropoide?) di tutto ciò che di soprannaturale osa attraversargli la strada. Simbolo di un machismo fuori tempo massimo, figlio della cultura pop statunitense e solo alla lontana cugino del più raffinato Hellboy. Eric Powell, autore completo di grande talento, non ha interesse a tessere complessi archi narrativi, né a conferire epicità alle sue saghe come sceglie (ed è in grado di fare) il più noto (per noi) Mike Mignola. Il suo programma è quello di offrire al lettore una colossale sbronza di citazionismo americano, un tuffo fumettistico nella memoria cinematografica e letteraria della propria cultura, trasformando tutti i mostri e le minacce dell’immaginario horror, e più genericamente fantastico, in caricature da abbattere come birilli. Potremmo dire che The Goon, più che delle sue storie vive dei personaggi che presenta. Come nel caso del sinistro e divertente Avvoltoio, nel primo volume della serie, in cui ci viene raccontata l’origine di una tetra creatura dichiaratamente ispirata ai malinconici cow boy dei vecchi western, ibridati con gli elementi dell’iconografia horror anni settanta. Un gustoso identikit che però ha il gusto dell’aperitivo, lasciando aperto il racconto a più seguiti possibili, ma senza un vero punto d’arrivo. Quel che conta è l’effetto immediato. Elettrizzante ed effimero come le bollicine di una bibita gasata.


Il lavoro di Eric Powell è esemplare (nonché molto caratteristico) nei suoi aspetti formali. Meno nella sostanza, che rimane di grande leggerezza e a tratti un po’ confusa. La festa per gli occhi e il divertimento per il ragazzo che resiste dentro ognuno di noi è però assicurata. E The Goon spacca (sì, come quell’altro della Marvel), affascinando con il suo gusto vagamente retrò e la sua semplicità fresca, ormai piuttosto rara in mezzo a tante produzioni a fumetti di caratura esile ma dalle intenzioni pretenziose. Un piccolo monumento al pop che offre una lettura gradevole e disimpegnata.
E a volte non c’è davvero bisogno d’altro.



Questa recensione è stata pubblicata anche su Fumettidicarta



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