Palermo 26 Dicembre, giorno di Santo Stefano, ore 11,15. Assisto all’ennesimo episodio di ottusa repressione da parte degli impiegati dell’azienda municipalizzata dei trasporti (leggi “controllori”) nei confronti di passeggeri extracomunitari privi di regolare biglietto.
Solo poche osservazioni.
Ricordiamo che Palermo è tra le città in cui viaggiare in autobus costa di più. Biglietto di un euro per 120 minuti. Il tempo di validità sarebbe stato di un’ora soltanto, ma è di recente esteso a 120 minuti a seguito delle proteste di numerosi cittadini. Il problema del biglietto più costoso di Italia, però permane. Infatti, non sono molti i passeggeri (tra cui lavoratori e studenti) che possono utilizzare il bus per semplici blitz, andando e tornando nel giro di due ore (una giornata lavorativa è perlomeno di otto ore) prima che il famigerato tagliando scada mettendoli alla mercé dei controllori. Inoltre, la viabilità di Palermo è tutt’altro che scorrevole, e così la frequenza delle vari linee urbane. Il servizio, inoltre, è pessimo. Non solo gli autobus sono rari e inafferrabili come l’araba fenice. La maggior parte delle vetture sono in condizioni igieniche vergognose, lerce oltre ogni immaginazione, i sedili incrostati, tanto che il passeggero pagante sceglie spesso di rimanere in piedi nonostante la disponibilità di posti a sedere. Chi poserebbe le chiappe su una discarica irta di fossili di gomma americana? Magari se il controllo prevedesse contravvenzioni anche per quanti sputano sui pavimenti della vettura, o per le mamme che lasciano graziosamente i loro bambini arrampicarsi sui sedili con le scarpette sporche di cacca di cane, forse la cosa avrebbe più senso. Ma siamo in Italia, e la razionalità, come il rispetto per la cosa pubblica, non è di casa.
Il prezzo così alto del biglietto, inoltre, incide pesantemente sull’economia quotidiana di piccolissimi lavoratori (di solito in nero) rendendo loro la vita impossibile. Naturalmente, in condizioni simili (soprattutto per stranieri che sopravvivono in attesa di un regolare permesso di soggiorno), l’eventualità di una contravvenzione (oltre le 50 euro) può diventare una vera e propria tragedia. Ciononostante, spostarsi, vivere… è indispensabile.
Ma al di là di tutto questo, sono veramente stomacato da quel che vedo tutti i giorni. Parlo della ferocia arrogante e irriducibile con cui sono inchiodati passeggeri in difetto… quando hanno la pelle nera. I passeggeri non paganti locali (se non sono giovani donne, le quali spesso sono solo invitate a scendere dalla vettura) subiscono la multa e una ramanzina. Ma se il reo è un extracomunitario di colore, scatta un’atmosfera molto diversa, e l’autobus diventa teatro di performance inquietanti, in cui i controllori palermitani (di solito veri maschi tutti d’un pezzo) fanno sfoggio del loro sconfinato amore per la legalità.
Il signore di colore, fermato stamattina sulla linea 101 era privo di biglietto obliterato. D’accordo, era in difetto. Come molti prima di lui (non solo stranieri) ha tentato di fingersi calmo, di non capire la lingua e attendere che l’autobus si fermasse per potersi sottrarre alla pesante contravvenzione. Beh, all’autista è stato dato l’ordine di fermarsi e di «non aprire le bussole». La vettura è rimasta ferma per parecchi minuti (causando a me e ad altri passeggeri in regola, che potevano a buon diritto avere premura, una notevole perdita di tempo) mentre un cittadino, all’esterno, bussava disperatamente per salire.
Quando finalmente l’autista si è lasciato persuadere a aprire la bussola, il passeggero di colore si è precipitato verso l’uscita. Come bimbi chiamati a recitare la parte del capoclasse, i controllori si sono gettati sul reo iniziando una piccola (e per fortuna breve ) colluttazione in cui è rimasto parzialmente coinvolto il malcapitato che tentava invece di salire sull’autobus. Una spintone se l’è preso anche lui, in bilico sulla scaletta dell’entrata. A quel punto mi è sfuggito un commento ad alta voce:
«Ma ne vale davvero la pena?!»
Uno dei controllori mi ha lanciato un’occhiata di fuoco, come se il cretino fossi io, ed è sceso per seguire la preda.
Prego un applauso per questi eroi senza paura.
Non m’importa tanto sapere se l’extracomunitario sia riuscito a dileguarsi o altro. Trovo rivoltante tanto zelo fascista che insorge esclusivamente ai danni di chi ha un diverso colore di pelle. I cittadini senza biglietto ricevono comunque un trattamento più morbido e, in ogni caso, finora non mi è mai capitato di vederli aggredire fisicamente. Non solo. La volontà di perseguire chi era in difetto, con tanta ottusa pertinacia, ha causato due effetti da non sottovalutare:
1 - Una pausa molto lungo della corsa, con conseguente danno per il pubblico pagante presente sulla vettura. 2 – Ha messo a rischio l’incolumità di un passeggero, coinvolto suo malgrado nell’inutile colluttazione tra controllori e trasgressore. In quattro, aggrovigliati a menar le mani come scolaretti arrabbiati sugli scalini scivolosi del bus, mentre la gente tenta di salire…
Se il mancato pagamento del biglietto è punito con la multa, un’imprudenza simile, che mette in pericolo l’incolumità degli utenti, quale sanzione dovrebbe costare a questi sedicenti tutori dell’ordine?
Mi facciano il piacere! Viviamo in un paese dove quasi nessuno scende in piazza per protestare contro abusi ben più gravi, e ci tocca assistere a scene da far west per un biglietto non pagato da parte di un poveretto! Per di più rischiando in prima persona.
Un applauso, gente.
2 commenti:
Bel commento del solito cittadino "perbene"...
L'extracomunitario in questione era senza biglietto? Sì... allora doveva essere assoggettato a sanzione. Punto e basta. Se hanno tenuto l'autobus fermo evidentemente é perché rifiutava di farsi identificare. Quindi é il trasgressore da condannare, non i controllori. Se poi ha cercato di scappare ed i controllori lo hanno inseguito e bloccato, questi hanno semplicemente fatto il loro dovere. Faccio al proposito presente che una recente sentenza ha dichiarato colpevoli di interruzione di pubblico servizio due cittadini italiani che, a bordo di un treno senza biglietto, si rifiutavano di farsi identificare dal controllore ed il treno é quindi rimasto fermo in stazione per circa quindici minuti fino all'intervento dei Carabinieri.
Grazie per il commento, molto tecnico, da cittadino fiero e osservante (o forse da lavorante del settore?). Ma il punto nevralgico del mio post è un altro. E cioè che questo "cittadino per bene" vede tutti i giorni, sui mezzi pubblici della sua città, azioni repressive violente e intransigenti ai soli danni di individui extracomunitari. Questo laddove i trasgressori autoctoni ricevono un trattamento ben più tollerante (spesso sono solo invitati a scendere dal bus). Quel che balza agli occhi non è quindi l'applicazione di una norma che i controllori sono tenuti a far rispettare a chiunque non sia in possesso del biglietto, ma che l'identificazione del passeggero non in regola, nella nostra città, sembra essere applicata (e con grande rigore) ai soli stranieri, nei cui confronti vediamo scattare spesso una vera caccia alla bestia. Quel che mi preme sottolineare è la discriminazione razziale che ne emerge, e non mi sembra che nessuna sentenza abbia avallato un fenomeno così deprecabile. Così come (nell'episodio specifico) un comportamento violento e inconsulto (del resto i controllori non sono la polizia) che ha messo a rischio l'incolumità di qualcuno che non c'entrava nulla (e non è un dettaglio da trascurare). Dovremmo quindi abituarci a un presepe su quattro ruote ordinato in questo modo? Un giovinastro locale esortato frettolosamente a scendere dal mezzo pubblico mentre nello stesso istante una persona di colore viene torchiata, minacciata e apostrofata in modo volgare? Questa non è osservanza della legge, né rispetto per le istituzioni. Ma solo discriminazione pura e semplice, a prescindere che il biglietto sia obliterato o meno. Per inciso, avremmo veramente bisogno di qualcuno che regoli l'ordine sui nostri mezzi pubblici. Vigilando in modo costante sull'igiene e sul teppismo. Tutte ricchezze nostrane nei confronti delle quali nessuno ritiene di avere il dovere di intervenire.
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