giovedì, dicembre 01, 2005
Un "Coso" chiamato Perdido
Una biografia semiseria ... per i più curiosi.
LE ORIGINI
Perdido (ha scelto il suo nick in omaggio a un famoso brano jazz) nasce a Palermo il 28 settembre 1963. Il bambino (che alla maniera di Oskar Matzerath, il protagonista de "Il tamburo di latta" di Günter Grass, ancora oggi si rifiuta di crescere) dimostra subito
di collocarsi al di fuori, o quanto meno ai margini, del genere umano. Tutto fa pensare che si tratti di una creatura mutante. Parla con personaggi invisibili, mangia il sale a cucchiaiate, disegna su qualsiasi superficie, dimostra un’impressionante resistenza alle temperature rigide e una goccia del suo sudore basta a corrodere i corpi solidi con la stessa forza del sangue di Alien. Non appena impara a scrivere comincia a riempire quaderni con improbabili novelle
poliziesche. Rifiuta categoricamente di leggere i libri che la mamma tenta di sottoporre alla sua puerile attenzione (George Sands: "La piccola Fadette") e s’immerge nella lettura maniacale dei fumetti. L’Uomo Ragno diventa il suo migliore amico e gli X-Men la sua famiglia. Si manifesta così la costante fuga dalla realtà che sarà peculiare della sua vita futura. Non mostra alcun interesse per le ragazze. Anzi, sviluppa sempre di più l'estetica degli orsi, cioè una passione erotica per gli omoni grassi e pelosi. Attitudine che in futuro segnerà una svolta importante nella sua esistenza, interamente caratterizzata all'insegna dello strano e dell'insolito.
LA SCUOLA
A scuola le cose non vanno molto bene. Il bambino è presto isolato dagli altri marmocchi, tutti assorbiti dal gioco del pallone e dalle prime fantasie sessuali. Perdido passa le giornate a disegnare. Inventa personaggi suoi e produce dei veri e propri fumetti. S’iscrive, dunque, al Liceo Artistico di Palermo. Una scuola fatiscente, avvilente, quasi fantasma, che plasmerà in modo definitivo il suo carattere di sognatore. Per sopperire alle deficienze della struttura, i giovani artisti sono costretti a inventarsi una scuola di giorno in giorno. Tra maschere di
cartapesta e ritratti su sagoma dell'Io interiore a grandezza naturale, si forgiano i bohemienne di domani. Uno di loro sarà Perdido. Sui banchi del liceo, il suo hobby di sceneggiare e
disegnare albi a fumetti diventa argomento di studio. Alla fine degli anni settanta produce due serie di fumetti splatter ("La frusta" e "Uccelli") parodia del cinema horror di quel periodo. A scuola il suo lavoro è apprezzato nonostante la violenza estrema di alcune scene (Vatti a
nascondere, Dylan Dog!). Disegna anche una personale versione dei tarocchi e impara a leggerli scatenando nella scuola una psicosi da veggente.
In collaborazione con alcuni compagni di liceo, scrive le canzoni e il canovaccio per il musical "Il Mirabolante Mago di Oz". Niente a che vedere con il film del 1939 interpretato da Judy Garland. Il copione sembra più che altro una variazione su "Hellzapoppin". L'estate seguente lo spettacolo è "rappresentato" a sorpresa alla stazione di Cefalù, località turistica siciliana dove gli studenti si trovano a campeggiare. Chitarre, balletti e canti si scatenano in prossimità dei binari. Impiegati delle ferrovie e viaggiatori in partenza applaudono divertiti l'inaspettato show.
IL PALCOSCENICO
Perdido si diploma nel 1982. Nello stesso anno è catapultato per puro caso nell’ambiente teatrale. E’ la fine. La passione per l'arte divampa senza speranza. Scrive diversi lavori drammatici. Frattanto si dà da fare per formare un proprio gruppo teatrale. E’ l’anno del
diploma, ma in qualche modo riesce nell’ardua impresa e fonda "L'Anonimo", la sua prima compagnia di giovani attori. Sempre nel 1982 porta sulla scena l’atto unico "Barabba Libero". Lo spettacolo è rappresentato nel periodo pasquale e molta gente, dato il titolo infelice, lo scambia per una sacra rappresentazione. In realtà è una riscrittura in chiave surreale del dramma politico "Aspettando Lefty" dello scrittore Clifford Odets (ma al tempo dei fatti, il nostro eroe non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura). "Barabba Libero" segna la prima collaborazione di Perdido con il gruppo musicale Agricantus (non ancora votato alla World Music) che firma le musiche originali dello spettacolo. Il successo è discreto, ma accade l’imprevisto. Il contenuto ingenuamente sinistrorso dell’atto unico, suscita le ire di alcuni estremisti di destra. Il teatrino dove lo spettacolo è stato rappresentato riceve messaggi minatori. Compaiono persino delle croci uncinate dipinte sui battenti e i gestori chiudono la porta in faccia al nostro amico quando tenta di proporre loro una nuova commedia. La
compagnia è allo sbando, ma Perdido non si dà per vinto. Nel 1983 fonda il suo nuovo gruppo: "Teatro Visione". Scrive un dramma: "L’ampio cammino", basato sulla figura del cantautore cileno Victor Jara, e lo rappresenta al Teatro Europa di Palermo. Nel ruolo del protagonista c’è Pippo Pollina, giovane cantautore siciliano, oggi assurto agli onori della cronaca dopo i successi in Svizzera e in tutta Italia.
Anche la seconda compagnia, però, ha vita breve. Rimasto solo, Perdido s’inserisce come aiuto regista nella compagnia stabile del Teatro Europa e partecipa alla produzione di svariati spettacoli. Il suo ruolo in seno alla compagnia è dei più ambigui. Fa l'aiuto regista, l'attore, il trovarobe, il suggeritore, il buttafuori, il fonico, il siparista, il segretario. Sta persino al botteghino e al bar. Intanto, il suo lavoro "L’ampio cammino" è ridotto per la radio e trasmesso da Rai Tre. L’esperienza è costernante. Il dramma è mandato in onda alle ore 15 del giorno dei morti. In Rai, un tecnico commette un errore e sfuma la pièce prima del finale. Più tragico di così!
GLI STUDI E IL LAVORO
Intanto, il nostro eroe si è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia e si sente un pesce fuor d’acqua. La pesante eredità del Liceo Artistico si fa sentire. Sostiene un solo esame (Storia delle tradizioni popolari). Poi decide di cambiare aria. Nel 1986 svolge il servizio civile presso un ente ecologico di Reggio Calabria: Kronos 1991. Partecipa a campi-lavoro operando come forestale sugli incendi boschivi in Calabria e in Basilicata. Delle lotte contro il fuoco ricorderà sempre la pioggia d'insetti che investe il pompiere quando i cespugli bruciano. Ragni, mantidi e altre creature aliene grosse quanto un pugno che gli zompano addosso e lo fanno sentire un piccolo Indiana Jones. In questa fase della sua vita inizia a scrivere seriamente lavori di narrativa, producendo prevalentemente racconti brevi.
Espletato il servizio civile, frequenta la facoltà di Giurisprudenza per due anni. Le cose sembrano andare meglio. Ma non dura. Dopo un esame di Istituzioni di diritto romano, durante il quale per poco non viene alle mani con un docente imbecille, decide che l'Università non fa per lui. Svolge dei corsi di avviamento professionale. Diventa programmatore, operatore terminalista e guadagna un attestato di dattilografia. Impara a disegnare servendosi del computer e da allora non ha più smesso. L'ironia della sorte vuole che i suoi disegni elettronici vengano spesso scambiati per clip art. Cosa che lo fa incazzare parecchio. Nello stesso periodo scrive qualche articolo su un giornale di parrocchia e inizia a pensare che il lavoro di cronista potrebbe fare per lui.
Frattanto, il Teatro Europa ha chiuso. Perdido torna a calcare le tavole nell'ambiente filodrammatico. Con la compagnia "La Giara" realizza nel 1990 due atti unici di Dino Buzzati: "Le finestre" e "Drammatica fine di un noto musicista". L’anno dopo, con la stessa compagnia, mette in scena "L’amore che passa" di Joaquin e Serafin Alvarez Quintero. In questa occasione, stravolge pesantemente il testo (delicato e triste, quindi inadatto a un gruppo di giovani dilettanti) e lo trasforma in una farsa demenziale con molte allusioni erotiche.
Il pubblico gradisce lo spettacolo, ma i capi storici del gruppo no, e anche stavolta, il nostro eroe deve far fagotto. Nel 1993 si iscrive all’università per la terza volta. Il corso è quello per il Diploma Universitario in Giornalismo, presso la facoltà di Scienze della Formazione. Come tutte le lauree brevi, il corso non ha futuro. Tanto più che l’ordine dei giornalisti non gli riconosce alcun valore. Perdido stringe i denti. Nell’ambito di un corso di Sociologia della Comunicazione, aiutato da una simpatica docente abruzzese, esegue una ricerca sul territorio e scrive un saggio sociologico sul fenomeno fumettistico del momento: Dylan Dog. Il lavoro gli vale un trenta con lode, ma il corso è destinato a naufragare, e con esso le speranze universitarie del protagonista.
IL GIORNALISTA
Nel 1994 comincia a lavorare come cronista a Teleregione, emittente palermitana. La redazione è in realtà il set di una situation comedy (che a tratti si trasforma in un film di David Lynch). Perdido ci lavora piuttosto a lungo, facendosi le ossa nel settore e realizzando servizi che spaziano dalla cronaca nera alla politica, dallo spettacolo all’attualità. L’emittente naviga, però, in cattive acque. Già tira aria di fallimento. L’auto messa a disposizione dei cronisti (una vecchia Ritmo sgangherata) fa cilecca troppo spesso. Una di queste volte il motore si allaga di benzina, la macchina per poco non s’incendia e il nostro eroe rischia la vita come un vero corrispondente di guerra.
L’emittente chiude. Dalla televisione, Perdido emigra sulla carta stampata. Scrive sul settimanale messinese Centonove e sulle pagine regionali del mensile Campus. Su quest’ultimo vengono pubblicate anche alcune vignette con la sua firma. Nel 1999
porta a termine il suo primo romanzo: "Rubrum", una saga fantasy-pulp.
E' il momento in cui nella sua vita compare il suo primo vero amore.
E' un uomo, ha la barba grigia, un caratterino dirompente e trasgressivo. Si chiama Salvatore, ed è titolare di una fumetteria conosciuta come "AltroQuando" che si presenta anche come bottega di controcultura. Insieme fondano WOOF! rivista autoprodotta rivolta al mondo gay che celebra la figura maschile matura e sovrappeso. Da qualche anno lavora nella fumetteria del suo compagno e ha ripreso a scrivere e disegnare fumetti.
E adesso? ...La storia continua.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento