martedì, agosto 03, 2010

Da grande voglio fare il Serial Killer - 3


Avete presente quei periodi brutti? Ma BRUTTI sul serio?
Quelle circostanze in cui siete come un cavo elettrico scoperto, che sibila e scoppietta agitandosi pericolosamente in terra. Poi, fortuitamente, si ferma e sembra calmarsi. Finché qualcuno non lo tocca di nuovo, o lo urta causalmente con il piede e ZAAAAZT... Il balletto ricomincia un'altra volta. Più pazzo, più imprevedibile che mai.
Ora avete ripreso a dimenarvi come un serpente a sonagli, sprecando energia preziosa e seminando il caos. Forse avete anche fatto secco qualcuno che ha avuto la malasorte di incrociare la vostra strada. In effetti, c'è puzza di carne bruciata intorno...

Basta poco. Una parola fuori posto. Una parola ripetuta una volta di troppo. E' come una briciola di cracker nella tastiera del PC. Una formica nella centralina. Una lacrima nel phon. PUUUUF! Se pensavate di esservi rimesso in carreggiata e di stare avvitando i bulloni giusti... beh, vi sbagliavate. Il guasto c'è, E RIMANE. Basta poco. Molto poco. Il tono di una mail ricevuta al mattino. Una notte (delle tante) di sonno insufficiente. PLINPLON si risale sulla giostra. VAI! E quel cavo è lì, a terra, che si snoda come una frusta e lancia scintille, che quasi sembra un fuoco di capodanno. E ruggisce pure, sembra un animale ferito... e ti ripete che HAI UN PROBLEMA. HAI UN PROBLEMA. HAI UN PROBLEMA.

Basta poco. Basta veramente poco.
Esistono molti modi per suicidarsi. E non tutti cruenti. La maggior parte sono modi per imbrogliare se stessi. Ricordano certi espedienti commerciali per far fuori i personaggi dei fumetti, quei colpi di scena volti per lo più a rilanciare una serie con un improvviso cambiamento di rotta. Vuoi morire? Vuoi sparire? Allora cambi abito, cambi colori. Smetti di fare qualcosa, e ti convinci di aver rimosso il Male. Cambi compagnie, tronchi certi rapporti, non frequenti più certi posti. Smetti o ricominci a fumare. Ascolti musica diversa. Oppure - ed è frequente - fai a pezzi e distruggi qualcosa che è tuo. Qualcosa a cui tenevi davvero.
Qualcosa che hai fatto tu...

E... muori. Giusto un po'. Quanto basta per tirare avanti. Fino al sucidio successivo. Alla prossima, piccola morte...

E questi... maledetti... sciagurati... blog!

Come diceva Andrea Camilleri, una volta?

«Penso di Internet tutto il bene possibile... Quando fu inventato l'aereo, fu una scoperta meravigliosa... Il sogno dell'uomo di poter volare era diventato realtà. Che poi qualcuno li abbia usati per sganciare bombe sulle città... è tutto un altro paio di maniche...»

E' vero. Abusiamo di tutto. Tutto diventa pietra di scandalo. Se non lo è in origine facciamo in modo che lo diventi. Mettiamo in piazza tutto (proprio tutto) pensando che basti a farci conoscere. I nostri sogni. I nostri dispiaceri. Le gioie, i disinganni... Persino le contraddizioni. E crediamo di conoscerci, di comunicare...
Non è così. Abbiamo solo gettato una tanica d'acqua sul pavimento dove quel cavo elettrico scoperto ancora sibila e sobbalza. Lo sentiamo frizzare minaccioso, e aspettiamo. Aspettiamo il prossimo piede incauto che lo indurrà a vomitare scintille. Non sappiamo chi si farà male. Qualcuno certamente. Forse tutti. E ci chiediamo se ne vale la pena. Se le parole, che amiamo tanto, sono davvero così importanti. Se non causano chimiche intempestive, marcando differenze e aprendo distanze grandi come crepacci.

Il silenzio è freddo. Ma a volte conforta. Il deserto è triste. Ma almeno vedi arrivare il tuo nemico. E quel cavo elettrico, aperto a metà, sta ancora danzando, fischiando, sbriluccicando...

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