venerdì, ottobre 20, 2006

LA SINDROME DI CALIMERO (ovvero “PUSSY SYNDROME PARTE II”)


E' simile alla sindrome di Stoccolma, quella che colpì l'ereditiera Patricia Hearst, la quale, rapita dai terroristi Simbionesi, sviluppò un'infatuazione per uno dei suoi carcerieri finendo col militare essa stessa tra i fuorilegge. Un po’ meno drastica, ma molto più frequente è quella che ho deciso di chiamare "Sindrome di Calimero", proprio come il pulcino piccolo, nero e depresso reso celeberrimo da Carosello. La sindrome colpisce prevalentemente gli uomini (ma esistono preoccupanti declinazioni dello stesso male anche tra le donne) ed è strettamente correlata con la "Pussy Syndrome", la sindrome della micia di cui ho già parlato diffusamente in passato.
Ricordiamo che la "Pussy Syndrome" consiste nell'atteggiamento inquisitorio di mogli, fidanzate e concubine, nei confronti di mariti-amanti dediti alla lettura dei fumetti. Il malcapitato subisce i sintomi della compagna solitamente in silenzio, patendo lunghe prediche sul denaro speso in cartaccia, sul fatto di non decidersi mai a crescere e tanto, tanto altro con conseguente perdita del legittimo svago e di una discreta porzione di libertà.
Bene! Ho scoperto di recente che per attivarsi, la Pussy Syndrome necessita della presenza di una condizione patologica preesistente nella sua controparte. La Sindrome di Calimero, per l'appunto.
A spingermi alla riflessione, anche stavolta è stata la mia gatta. Come già in passato il suo ingelosirsi mentre leggevo libri e riviste mi aveva condotto a identificare la famigerata "sindrome della micia", una sua ulteriore esibizione mi ha aperto un nuovo spiraglio nelle nebbie della conoscenza dell’essere umano.
Una volta cresciuta, la gatta si è fatta meno disponibile alle coccole. E' frequente che tenti di accarezzarla solo per vedermela sgusciare tra le mani con aria insofferente. Non è andata diversamente la scorsa Domenica. Almeno finché la mia attenzione non è stata attirata da un articolo sul giornale dimenticato sul tavolo da pranzo. Mi ero ormai completamente immerso nella lettura quando la ben nota sindrome ha preso a manifestarsi. Dopo essermi sfuggita per tutto il pomeriggio, la belva di casa non ha tollerato che mi scordassi di lei a vantaggio di un inutile quotidiano, e ha fatto la sua mossa. Lentamente è salita sul giornale aperto sul tavolo come su un tappetino rosso e si è distesa pancia all'aria reclamando le attenzioni che le spettavano di diritto. L'episodio è stato di breve durata. Alle prime coccole, la micia s'è ritenuta soddisfatta ed è tornata a ritrarsi. Ma è in me stesso che ho riconosciuto i sintomi della nuova sindrome di cui stiamo trattando. Dopo aver accolto la gatta prodiga, mi sono scoperto ad ammirarla incantato per qualche minuto. Mi sentivo compiaciuto della sua visita, e questo nonostante l'opportunista si stesse già allontanando. Ero contento di averla potuta toccare, che si fosse finalmente degnata di venire da me per ricevere le coccole che volevo farle da tempo. Insomma, mi sentivo quasi come se avessi ricevuto una sorta di grazia.
Ho compreso quindi che la Sindrome della Micia interagisce strettamente con quella che possiamo definire la Sindrome di Calimero di cui sono portatori i maschi. Maschi generalmente poco sicuri di sé, delle proprie ragioni o del proprio aspetto. Insomma, uomini fragili e convinti (magari a torto) di non poter nutrire grandi aspettative nei confronti dell'altro sesso. La Sindrome di Calimero non ha niente a che vedere con il bagaglio culturale, l'età o altro. E' un tratto (probabilmente un po' nevrotico) del carattere che può insorgere anche in uomini eruditi e dalla rispettabile posizione sociale. Il punto nevralgico è la convinzione nutrita da questi di non avere molte cartucce da sparare in ambito amoroso, e quindi di avere un enorme debito di gratitudine nei confronti di una grande figura femminile che si è degnata di beneficarli interessandosi a loro. Penso sia un sentimento non del tutto consapevole, vissuto quasi con vergogna. La compagna è vista come una sorta di divinità (così come le donne, in genere, sono viste da certi uomini come aliene dai costumi indecifrabili), nobile e pressoché infallibile. Immensa Madre e Amante, il suo manifestare la Micia-Sindrome è percepito come sublime, per quanto aspro, segno d’amore, ed è pertanto tollerato a tutti i costi. Perché la fede derivata dalla Sindrome di Calimero è che, a parte la Grande Donna Sacrificata, non esiste al mondo nessun altra abbastanza misericordiosa da abbassarsi a stare con il piccolo e goffo sgorbio che l'uomo colpito dal morbo ritiene di essere. La conseguenza è un atteggiamento adorante intrecciato con sensi di inadeguatezza e numerosi dubbi sui concetti di giusto e sbagliato. La tirannia, nel corso della storia, ha sempre previsto una forma di complicità popolare derivata dal consenso, dalla paura o dall’incertezza. Non è diverso nel caso di queste due sindromi speculari, imparentate in modo blando con i legami sadomaso e paradigma eloquente della fragilità dell’essere umano.

Nessun commento: