martedì, ottobre 24, 2006

SENTRY: UN SUPERMAN SUL LETTINO DI FREUD


Se da qualche tempo, dopo un breve periodo innovativo fortemente voluto dall'editor Joe Quesada, la Marvel Comics ha scelto di imboccare la strada "collaudata" dei crossover e del format supereroistico più omologato, è pur vero che alcune piacevoli sorprese appaiono ogni tanto sugli scaffali delle nostre fumetterie.

E' il caso di questa miniserie dedicata "Sentry" e pubblicata nella collana "100% Marvel". Miniserie che, a onor del vero, al momento del suo arrivo non ci aveva ispirato più di tanto.
"Sentry" è un personaggio della nuova ondata Marvel, posto dagli autori Paul Jenkins e Jae Lee al centro di un contorto inganno commerciale. La prima serie dedicata al guardiano d'oro (apparsa in Italia sulle pagine della rivista "Wiz") fu lanciata affermando che Sentry era stato uno dei primi personaggi concepiti da Stan Lee, nume tutelare della Casa delle Idee, precedente anche all'Uomo Ragno e ai Fantastici Quattro. La serie "Sentry" avrebbe dunque dovuto essere un'operazione di aggiornamento e rilancio di un personaggio d'epoca. Solo che il classico in questione, nella realtà, non era mai esistito. Nella storia facevamo la conoscenza di Robert Reynolds (alias Sentry), eroe potentissimo che la terra (compresi i suoi paladini più famosi) avevano msteriosamente dimenticato. Un espediente metafumettistico che ha centrato l'obbiettivo di attirare una discreta fetta di attenzione sul nuovo nato in casa Marvel.
Recentemente, Sentry è stato inserito anche nella serie dei "Nuovi Vendicatori", complicando la sottotrama relativa all'amnesia dell'eroe e rimescolando abbondantemente le carte per collocare una volta per tutte l'eroe nel cosmo Marvel ufficiale. Con queste premesse, intrise di serialità, espedienti volti ad allineare la continuity delle varie testate, e differenze formali tra più autori, era facile sottovalutare questo volume intolato "Sentry: Sotto l'occhio vigile di Cloc".

Non è un segreto che i due colossi statunitensi principali fucine del mito supereroistico, Marvel e DC, abbiano sempre prodotto personaggi clonandoli da quelli più riusciti della scuderia concorrente. La parentela tra Aquaman e Sub Mariner è addirittura ovvia. Altrettanto quella tra Batman e Devil, eroe cieco che porta alle estreme conseguenze l'idea di uomo-pipistrello (oltre a sfoggiare una maschera ricalcata sul cappuccio del Cavaliere Oscuro). Potremmo continuare con il parallelismo tra i velocisti Flash e Quicksilver, gli arcieri Green Arrow e Occhio di Falco, gli alati Hawkman e Arcangelo, i paludosi Swamp Thing e Man Thing. E si potrebbe andare avanti a lungo, in un gioco di specchi editoriali che ha dell'incredibile.

In questo sterminato panorama di cloni, non esisteva ancora la versione marvelliana del supereroe per eccellenza: Superman. Ecco, dunque, dopo tanti anni, arrivare Sentry. Titano volante i cui poteri sono forgiati dal sole, ennesima variante di un messia in calzamaglia del quale, francamente, pochi sentivano la necessità.

Tuttavia...

Sul mito dell'Uomo d'Acciaio abbiamo già letto innumerevoli perifrasi. Alcune di queste si limitano a essere semplici omaggi, come l'Apollo di Authority. Altre, affidate ad autori di talento,
approfondiscono alcuni aspetti iconici del prototipo alla luce delle sensibilità attuali, svecchiandoli e dimostrando che il primo e più potente tra gli eroi può ancora essere oggetto di interesse da parte dei lettori di questo nuovo secolo. E' il caso di Hiperion in "Supreme Power", saga scritta da J.M. Straczynski, e soprattutto del'incantevole "Miracleman" di Alan Moore, dove veniva realmente rinverdito un impolverato personaggio del passato.

In tono forse ridotto rispetto a cotanti precedenti, ma non per questo meno intrigante, possiamo collocare il Sentry della Marvel. Il volume si inizia a leggere quasi con diffidenza. La presenza di personaggi come Hulk e il Dottor Strange tra i comprimari ci spinge ad attenderci il solito minestrone marvelliano dove galleggia un po' di tutto. E' già troppo tardi quando ci accorgiamo che lo scrittore Paul Jenkins (autore di un interessante ciclo di "Hellblazer" e della prima miniserie di "Sentry") ci ha catturati in una rete onirica fatta di atmosfere cupe, segreti svelati
poco per volta, in un intrigo psicanalitico che ci porta abbastanza distanti dai cliché supereroistici più frusti.

Jenkins ha svolto davvero un bel lavoro, riuscendo a produrre una miniserie che, pur essendo ricca di rimandi a quanto narrato nella serie dei "Nuovi Vendicatori", riesce a camminare egregiamente sulle proprie gambe, regalandoci una versione psichedelica dell'Uomo d'Acciaio in cui non mancano stimolanti elementi allegorici.
Sia chiaro. Questa miniserie di Sentry non brilla per l'originalità degli spunti. Alcuni passaggi possono ricordare molto la riscrittura di "Miracleman" svolta dal mago Alan Moore. Ma anche la dimensione onirica ed metaforica del "The Maxx" di Sam Kieth, per non parlare delle metafore sulle crisi di identità in chiave biblica viste in "Evangelion". Ciò che importa, però, non è soltanto la materia grezza, ma la forma che a questa è stata data. E "Sentry: Sotto l'occhio vigile di Cloc" è scritto con un senso del ritmo che ormai latita nella maggior parte dei fumetti di casa Marvel.

Facciamo così la conoscenza di un Superman schizofrenico, in grado di gemmare imprevedibili e indipendenti aspetti della sua complessa personalità. Una vigorosa e terrificante rilettura della diade Jekill/Hide che ci conduce sulle montagne russe di un incubo pop in cui i riferimenti al fumetto d'epoca si alternano a scioccanti simboli psicanalitici. Apriamo il volume convinti di affondare nelle imprese di un superuomo, ma scopriamo presto di stare ascoltando la parabola sul delirio di onnipotenza di un diseredato, condannato a portare sulle spalle una responsabilità troppo grande per la mente di qualunque uomo, sia pure più veloce di un proiettile. E una volta terminata la lettura, permane una sensazione inquietante. Tutti quei poteri rendono un uomo simile a un dio o piuttosto lo condannano a un inferno dal quale non c'è uscita? La vera lotta è avvenuta nella mente dell'eroe, e minaccia di continuare in quella del lettore ponendo quesiti senza risposta. Il volume è finito, ma non ci sono garanzie che tutto quello che adesso crediamo di sapere non possa essere riscritto ancora una volta. Siamo spiazzati, e per una volta è
stato piacevole.

"Sentry" si può definire un nuovo esperimento metafumettistico non dichiarato. I rimbalzi tra finzione e realtà, sogno infantile di eroi col mantello e sordide vicende umane sono numerosi. Una lettura supereroistica dal retrogusto in stile "Vertigo" che (grazie anche alle matite di un John Romita Jr in perfetta forma) ci regala qualche ora di piacevole lettura. E vista la grande quantità di ciarpame noioso che l'industria fumettistica americana sforna oggiogiorno, possiamo apprezzare ciò che è semplicemente... piacevole, in attesa di scoprire qualcosa di veramente... pregevole.

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